Il vostro Gioacchino vi è restituito. Si trova in mezzo a voi, le sue e le vostre afflizioni sono terminate. Benchè la fontana esistesse già dal 1718, fu nel periodo francese che venne sistemata, insieme all’acquedotto, e dedicata a Gioacchino Murat, allora Re di Napoli. Ricordiamo le parole di Murat, contenute nella proclama ai napoletani, che incitano il popolo ad insorgere per scacciare il Borbone e dar modo al loro legittimo Re di mantenere le promesse e “renderli felici”. Parole di riscatto per il popolo napoletano, di orgoglio, di incitamento a rifiutare il sovrano che li aveva offesi definendoli “masnade nemiche”. Sono anni molto critici per il Meridione: la spinta innovativa in tutti gli ambiti, la soppressione del feudalesimo, la riorganizzazione dell’amministrazione, le grandi opere, ben recepiti, difesi e sviluppati dai patrioti napoletani e dei grandi centri urbani, non risolvono i problemi delle classi più povere, ancora soggiogate ai padroni e forse ancor più confuse da movimenti, trame e complotti che poco interessano chi è indigente e si trascina per mera sopravvivenza. Sono anni di brigantaggio e capo-massa, di efferati attacchi, di repentini voltagabbana. Le speranze di Murat di risollevare il suo popolo e riconquistare il regno morirono con lui a Pizzo, dove erano state prontamente risistemate pedine borboniche che non mancarono di aizzare i paesani contro il Re. Quando, riflettendo sul passato, comprendiamo la portata delle innovazioni in tutti gli ambiti promosse durante il suo governo e frutto della mente e del cuore dei napoletani della sua corte, quando assumiamo il ruolo fondamentale che ebbe per il futuro Risorgimento italiano, quando ci dissetiamo alla nostra Fontana Murat, non manchiamo di ricordalo.