I fabbri, i falegnami, i ciabattini ed i beccai soggiogheranno i nobili, i virtuosi, gli eruditi?
La Cappella fu fondata attorno alla metà del 1600 ma solo in una Visita Pastorale del 1728 si accenna ad essa, in relazione alla Confraternita dell’Assunta. La Confraternita era composta per lo più da nobili ed eruditi che si riunivano nei giorni festivi per osannare la Beata Vergine e, nel giorno dell’assunzione, portavano la statua lignea in processione per le vie del paese.
I versi citati si riferiscono ad un appello che, nell’Ottocento, l’allora priore rivolse all’intendente di Salerno, pregandolo di intervenire in una disputa che vedeva coinvolta un’altra congregazione, più giovane, formata da artigiani, contadini e popolani, sotto il titolo della Beata Vergine del Carmine. Per la Confraternita dell’Assunta era oltraggioso che la Confraternita del Carmine avesse precedenza nelle processioni del paese. Fondata diversi anni dopo, ma approvata formalmente da Re Ferdinando II nel 1857 e, cioè, un anno prima che fosse approvata quella dell’Assunta, la Confraternita del Carmine riuniva il ceto degli ignobili nella Cappella del Carmine, sulle scale del Tuvolo, nuovo quartiere che andava via via espandendosi. Nell’appello, che esula dalle questioni religiose (inficiandone piuttosto il senso), emerge il disprezzo per il volgo, formato da illetterati, senza regole, e la richiesta di ripristinare quella gerarchia dei galantuomini, anche nelle questione religiose. A parte la questione locale – che getta luce anche sui rapporti sociali del periodo – la Confraternita dell’Assunta, così come tutte le numerose confraternite del Cilento, rappresentano un importante tratto culturale che è diventato distintivo della nostra terra ed ancora la racconta attraverso le tradizioni.
Nel Cilento le confraternite si svilupparono con particolare vigore a partire dal XVI secolo, e la loro diffusione fu capillare al punto che quasi ogni villaggio poté vantarne una o due. Ancora oggi, in insediamenti di poche centinaia di abitanti, sono presenti sodalizi di settanta e più confratelli, regolarmente presenti nelle occasioni salienti della vita devozionale, culminanti nelle funzioni della liturgia pasquale. Tralasciando i tratti distintivi di ognuna, che pure intrigano, oggi come ieri, le confraternite, sono motivo di aggregazione e comunione tra paesani e non solo. Per il nostro Cilento le confraternite sono anche occasione d’incontro fra due o più comunità, come nel caso del Venerdì Santo quando, attorno al Monte Stella, confratelli, con le insegne e le divise della propria associazione, si recano in processione dapprima alle chiese dei casali vicini, poi alla propria. Non è ancora certa la causa che spinse in un'epoca imprecisata i confratelli del Cilento Antico a questa cerimonia unica, in scala territoriale. L'ipotesi più suggestiva è che essa cerchi di ricostituire nel rito l'antica unità dei villaggi nella Baronia del Cilento, dissoltasi alla metà del XVI secolo, mentre le confraternite cominciavano a moltiplicarsi in queste terre. Oggi il rito continua a fissare la memoria e l'identità di una comunità policentrica, preservandola dalla dispersione.