Non c’era festa in cui non fosse, in prima fila, la Congrega con le sue mozzette di seta rossa
Siamo nella parte “nuova” del paesello: nuova perché sviluppatasi in tempi più recenti rispetto all’impianto medievale del Centro storico, ma “nuova” anche perché, nel corso degli anni, assunse per i pisciottani, il ruolo di centro di aggregazione del popolo, a differenza della Chiesa madre e della Cappella dell’Assunta che riunivano attorno a loro nobili ed eruditi. Sulle origini ancora non è stata fatta chiarezza, nonostante gli studi che paiono collocare la sua fondazione antecedentemente al 1600, sotto il nome di Cappella dell’Annunziata (o della Purità). In una delle visite pastorali (1686), i cui resoconti sono preziosi per indagare la storia dei nostri luoghi, l’edificio sacro viene elogiato per la maestria e l’eleganza con cui è stato realizzato. Non a caso la Chiesa del Carmine, di jus patronato del popolo, è affidata alla maestria di artigiani, falegnami, muratori, fabbri e contadini; affidata e sorretta dai mestieri dei cosiddetti “ignobili”, mal tollerati dai gentiluomini del paese, benestanti e invischiati da sempre nelle carriere ecclesiastiche, per diritto di nascita. Ed è proprio attorno alla Chiesa che viene ad organizzarsi ed operare la Congregazione di S. Maria del Carmine, i cui membri si impegneranno a sostenere le spese per restauri, dotazioni e tutto ciò che è necessario a mantenerla. Nel corso degli anni la Chiesa del Carmine diventa sempre più importante nella vita della comunità; acquisisce diverse funzioni prima svolte dalla Chiesa madre ed è, tuttora, sede della maggior parte delle cerimonie religiose, fatte salve quelle che, per importanza ed esigenze di spazi richiedono la solennità della Chiesa principale.
L’affetto che i pisciottani provano verso questo luogo sacro e di tutti, emerge anche dalle donazioni che i nostri cari – lontani ed ormai cittadini di altre terre – hanno continuato a fare, a distanza di anni e di generazioni.